
La Corte costituzionale ha bocciato la “contestata” legge 40/2004 con sentenza n. 162 emessa il 9 aprile e pubblicata il 10 giugno u.s. sul sito della Consulta.
La Corte ha giudicato “irrazionale” la legge 40 perché ha discriminato tra coppie con diversi problemi di sterilità, negando proprio a quelle con problemi più gravi l’accesso all’unica tecnica che avrebbe consentito loro di mettere al mondo un figlio e violando così il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. «La preclusione assoluta di accesso alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo introduce un evidente elemento di irrazionalità – si legge nella sentenza -, poiché la negazione assoluta del diritto a realizzare la genitorialità, alla formazione della famiglia con figli, con incidenza sul diritto alla salute, è stabilita in danno delle coppie affette dalle patologie più gravi, in contrasto con la ratio legis».
Nel dispositivo si legge che : “Il diritto ad avere figli è incoercibile” e secondo la Corte il divieto di fecondazione eterologa creava una discriminazione tra le coppie infertili sulla base delle loro possibilità economiche. Secondo i magistrati con la caduta della norma, dichiarata incostituzionale, non si crea alcun vuoto normativo.
«La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima e intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali», sostiene la Consulta per cui, con la pubblicazione delle motivazioni sul sito della Corte e poi in Gazzetta ufficiale viene cancellato il divieto introdotto nel 2004 dalla legge sulla procreazione assistita.
La scelta di «diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi» secondo i giudici. E questo vale «anche per la coppia assolutamente sterile o infertile», che decida di procedere alla fecondazione eterologa.
Sulle scelte terapeutiche, i giudici costituzionali ribadiscono quando già scritto nella sentenza 151 del 2009: «In materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico, che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». «Un intervento sul merito delle scelte terapeutiche – si legge nel testo – in relazione alla loro appropriatezza, non può nascere da valutazioni di pura discrezionalità politica del legislatore».
A seguito della Sentenza, è intervenuta, con grande tempestività la commissione Salute della Conferenza delle Regioni che ha confermato l’intesa sulle linee guida per disciplinare questo tipo di intervento. I Presidenti delle regioni hanno licenziato il documento tecnico secondo cui : la fecondazione eterologa sarà gratuita o con ticket, prevista cioè nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma con dei paletti rispetto all’età delle donne riceventi, che devono essere in età potenzialmente fertile.
Il nato da fecondazione eterologa avrà lo stesso colore di pelle della coppia ricevente: cioè, per quanto possibile si manterrà, lo stesso fenotipo della coppia ricevente in relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo sanguigno.
Il nato da eterologa avrà la possibilità di chiedere di conoscere l’identità del padre o madre biologici una volta compiuti i 25 anni di età: a questo punto il donatore viene ricontattato e, se lo decide, potrà rivelare la propria identità.
Con l’eccezione di tale caso, il documento prevede l’anonimato del donatore: si potrà risalire a notizie relativi ad aspetti genetici del donatore solo per esigenze mediche del nato.
Il documento tecnico varato è in linea con i contenuti della delibera già approvata dalla Regione Toscana e che dà il via libera all’eterologa nei centri pubblici della Regione. Il documento prevede anche, precisi test ed esami clinici per i donatori e l’istituzione di un Registro dei donatori.
L’orientamento delle altre Regioni, sarebbe invece quello di attendere il via libera definitivo della Conferenza Stato-Regioni prima di avviare gli interventi di fecondazione eterologa nei propri centri.
Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin una legge è necessaria” perché il “tema va sanato” in quanto occorrono alcune garanzie come la certezza dei donatori e la sicurezza degli stessi, la fissazione di un numero massimo di donazioni e un registro nazionale anonimo ed una legge è necessaria anche per l’inserimento dell’eterologa nei Lea e in materia di ticket.
Quindi della legge 40 ad oggi non rimane quasi più niente, dal momento che i progressivi interventi hanno smontato l’impianto della legge e dichiarato illegittimi i punti più ideologici. Della norma restano in piedi: il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso, il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso, su cui dovrà pronunciarsi sia la Consulta che la Grand Chambre della Corte europea per i diritti dell’uomo il prossimo 18 giugno.
Rimane infine ancora da fissare l’udienza, sempre davanti alla Consulta, sul divieto di accesso alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, oggetto della questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Roma e dopo la sentenza di condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo dell’agosto 2012 nei confronti dell’Italia.