feb 9

Redigere un curriculum vitae non vero può essere reato

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Redigere un curriculum vitae non vero può essere reato

Ogni volta che  si deve redigere e presentare il proprio  curriculum vitae, i rischi  di falsificazione o esagerazione  sono  molto alti  e riguarderebbe, pare, quasi il  60% delle candidature.

Ma il problema che si  pone è il seguente: quali sono le conseguenze per chi mente sul proprio c.v.? La casistica è varia e ci vuole notevole abilità  ad inquadrare correttamente la fattispecie.

I rischi diventano seri quando il c.v. viene presentato davanti a una pubblica amministrazione. Così come, quando il curriculum va presentato come autocertificazione – per esempio in un concorso pubblico – la falsificazione potrebbe condurre al reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico . Si rischia, in ipotesi di questo tipo, la reclusione fino a due anni, secondo la Cassazione con  una sentenza del 2008 .

Integra il reato di falso ideologico commesso dal privato su documento informatico pubblico, la condotta di chi inserisce dati relativi al superamento di esami mai sostenuti su un supporto informatico, concernente il proprio curriculum universitario, che abbia funzione vicaria dell’archivio dell’Università.

C’è anche il reato di false dichiarazioni sulla identità o su qualità personali proprie: dove, per far scattare il delitto, per “qualità personali” si intende ogni attributo che serva a distinguere un individuo nella personalità economica o professionale. In un caso deciso dalla Suprema Corte è stato ritenuto colpevole un tale per aver falsamente dichiarato nel proprio curriculum vitae, inviato ad un Comune, di aver ricoperto una carica lavorativa.

Nel caso, poi, in cui a falsificare il proprio curriculum sia un professionista, per esempio pubblicando sul proprio sito internet un pdf che indichi esperienze o delle collaborazioni in realtà mai avvenute o sottodimensionate si può configurare l’illecito deontologico e la sanzione disciplinare da parte del relativo consiglio dell’ordine.

Una norma del codice civile  impone di tenere, nei rapporti precontrattuali (ossia quelli che portano alla firma del contratto, prima ancora che l’accordo sia siglato) un comportamento improntato a buona fede e correttezza.

In pratica, le parti non devono nascondere circostanze di cui sono a conoscenza o manifestarne altre non veritiere che potrebbero incidere sul consenso della controparte a stipulare la scrittura privata. Pertanto, chi riesca ad ottenere, per esempio, un incarico di collaborazione o a progetto proprio grazie a qualità millantate (ma inesistenti) sul proprio c.v., potrebbe vedersi intentata contro una casa per risoluzione del contratto ed eventuale risarcimento del danno, oltre, ovviamente, alla restituzione dei compensi già corrisposti.

Anche il contratto a tempo indeterminato consente una marcia indietro nei confronti del lavoratore incompetente. All’esito, infatti, del periodo di prova, il datore può licenziare il dipendente senza bisogno di fornire motivazioni qualora sia insoddisfatto della prova stessa.