ago 2

Il datore di lavoro o il superiore gerarchico che forzano la casella di posta elettronica del dipendente commettono il reato di accesso abusivo a sistema

Tags:
Il datore di lavoro o il superiore gerarchico che forzano la casella di posta elettronica del dipendente commettono il reato di accesso abusivo a sistema

La casella di posta elettronica dei dipendenti, se protetta dalle credenziali di acceso vale a dire username e password è inviolabile, come  la corrispondenza privata. La posta  rappresenta un vero e proprio “sistema informatico” protetto dalla norma penale.

Di conseguenza commette reato il datore di lavoro che, a prescindere dalle finalità, accede furtivamente alla casella email del proprio dipendente,

In tal caso scatta il reato di “accesso abusivo a sistema informatico” sanzionato dal codice penale  con la reclusione fino a tre anni.

Secondo la Corte di Cassazione, in una recente sentenza,  anche l’account delle email rappresenta, inequivocabilmente, un “sistema informatico”: il termine è piuttosto ampio poiché la legge ha fatto riferimento a concetti già diffusi ed elaborati dal mondo della tecnica e della comunicazione  allo scopo di tutelare le nuove forme di aggressione alla sfera personale.

Quindi  il “sistema informatico” cui fa riferimento il codice penale non è solo un complesso organico di elementi come hardware e software ma vi rientra anche lo spazio di memoria  destinato alla memorizzazione di messaggi.

Se ne deduce che se in un sistema informatico pubblico sono attivate caselle mail protette da password personalizzate,  che rivelano  la  volontà dell’utente di farne uno spazio a sé riservato, ogni accesso abusivo allo stesso costituisce reato.

La casella email costituisce il domicilio informatico del dipendente stesso.