Una recentissima sentenza della Cassazione sancisce che gli acquisti a rate rientrano nel redditometro: quindi l’acquisto di un bene di consistente valore, sebbene pagato a rate, può far scattare l’accertamento fiscale.
L’acquisto di beni lusso, nonostante le rate, non fa cadere l’accertamento: il cittadino dovrà documentare da dove sono provenuti i soldi per pagare il venditore. Si tratta dell’onere della prova contraria, che spesso è difficile fornire costringendo il cittadino a soluzioni “concordate” per evitare di pagare sanzioni più gravi.
Il punto è giustificare al fisco da quale fonte sono provenuti i soldi per l’acquisto del bene e soprattutto dimostrare come tale bene verrà mantenuto: auto o case di lusso impongono infatti di pagare tasse, assicurazioni, condomini, riparazioni di gestione ordinaria e straordinaria.
Attraverso il redditometro viene segnalato il caso all’Agenzia delle Entrate che procede al cosiddetto accertamento sintetico.
Comunque, questo tipo di accertamento fiscale, secondo la Cassazione, non impedisce al contribuente di dimostrare, attraverso documentazione scritta , che il maggior reddito determinato o determinabile sinteticamente è costituito in tutto o in parte da redditi esenti da tassazione o da redditi soggetti a ritenute alla fonte a titolo di imposta.