Il contratto di rendita vitalizia, detto anche contratto di “assistenza morale e materiale” si verifica quando il proprietario di una casa, arrivato ad una età avanzata, dona la nuda proprietà della propria abitazione ad un beneficiario, di norma un figlio, che si impegna ad occuparsi di lui, prestando assistenza materiale e morale fino alla morte.
Sull’argomento, una recente sentenza del Tribunale di Vicenza ha stabilito che il contratto di rendita vitalizia è nullo se, già al momento della firma dell’atto notarile, l’anziano sia molto prossimo al decesso: in sostanza, se la donazione della nuda proprietà avviene quando il proprietario si trova in età particolarmente avanzata o è gravemente malato o in fin di vita, tra le due prestazioni non c’è proporzione e, quindi, il contratto è nullo.
Il contratto di rendita vitalizia è un contratto aleatorio che implica, in sé, un rischio per entrambe le parti.
Il rischio è collegato unicamente alla durata della vita dell’usufruttuario: se costui vive a lungo, il donatario sarà tenuto a prestare l’assistenza morale e materiale che risulterà più onerosa di quella a cui sarebbe soggetto se invece il titolare del bene decedesse pochi mesi dopo la firma del rogito.
Quindi secondo la sentenza se questo margine di rischio non sussiste, perché è facilmente prevedibile l’imminente morte dell’usufruttuario, allora il contratto è da considerare nullo.
L’interesse a impugnare il contratto e a far valere la sua nullità spetta agli altri eredi, che si sono visti privare il patrimonio della successione dell’immobile donato al nudo proprietario quando ancora l’anziano era in vita: essi faranno rilevare come non vi sia stata alcuna controprestazione da parte del beneficiario della nuda proprietà . Con il contratto nullo, l’immobile andrà diviso con tutti gli altri eredi.