giu 15

Il vicino di casa può sporgere querela in caso di odori molesti. Il reato è paragonato a quello di getto pericoloso di cose

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Il vicino di casa può sporgere querela in caso di odori molesti. Il reato è paragonato a quello di getto pericoloso di cose

Secondo una recente sentenza della Cassazione il comportamento di chi emette odori da cucina che superano la normale tollerabilità, integra il reato di getto pericoloso di cose. Insomma, per l’odore di fritto o di sugo si rischia il penale.

Il codice penale punisce con l’arresto fino a 1 mese e con l’ammenda fino a 206 euro chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, oppure, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti.

Quindi, secondo la  Cassazione,  la puzza di frittura, rientra a tutti gli effetti in tali emissioni olfattive vietate dalla legge, ma solo a condizione che riesca a molestare le persone e per questo, l’odore deve essere superiore alla normale tollerabilità.

Questo  giudizio  spetta al giudice, sulla base dell’entità dell’odore e della sua capacità di penetrazione nell’appartamento.

Di conseguenza se  anche con le finestre chiuse l’odore è in grado di raggiungere l’intero dell’appartamento, tanto da impuzzolentire i muri interni, le tende, i vestiti, gli stessi oggetti dell’abitazione non v’è dubbio che si tratti di una molestia intollerabile, perché contro di essa non c’è tutela materiale se non il ricorso al giudice.

La sentenza insomma  chiarisce che, nel reato di getto pericoloso di cose, possono essere comprese anche le emissioni di odori da cucina che superino una certa soglia di tollerabilità: dunque è reale il rischio  di ricevere una querela da parte del vicino di casa per molestie olfattive.

Secondo la Cassazione, la contravvenzione è configurabile anche nel caso di molestie olfattive  generate da privati e non da attività commerciali, industriali o da locali di ristorazione.

Per stabilire il superamento del limite della stretta tollerabilità non esiste una normativa apposita: ci si  riferisce al codice civile che consente al giudice di fondare il suo convincimento sugli elementi probatori a sua disposizione, senza dover necessariamente ricorrere a perizia tecnica, ma anche valendosi della testimonianza dei vicini di casa.