La sindrome di alienazione genitoriale , secondo la teoria elaborata dal medico statunitense Richard Gardner, crea nei figli una dinamica psicologica disfunzionale.
In sostanza, allontana i minori dal genitore che ritiene “colpevole” del fallimento familiare perché l’altro genitore ha fatto il possibile affinché il figlio la pensasse in questo modo: se il genitore a cui è stato affidato il bambino fa di tutto per metterlo contro l’altro genitore, scatena quella che nella comunità scientifica viene chiamata sindrome di alienazione genitoriale o parentale .
Questa sindrome però, non è mai stata riconosciuta ufficialmente come un vero e proprio disturbo patologico da tutta la comunità scientifica, e anche in ambito giuridico, non tutti i tribunali ritengono che si tratti, effettivamente, di un problema patologico.
Tuttavia, ci sono delle sentenze che hanno dato ragione al genitore alienato e che, quindi, hanno ammesso che mettere un minore contro il genitore con cui non vive non è legale.
Anche la Cassazione si è pronunciata in due forme diverse: ha dichiarato la sindrome di alienazione genitoriale, priva di fondamento scientifico ma con un’altra sentenza, la stessa Corte ha condannato un padre in sede penale per aver “volutamente e coscientemente messo in atto strategie e comportamenti tali da annullare nei bambini ogni possibilità di un rapporto con la madre” .
Infine, la stessa Suprema Corte di Cassazione con una sentenza del 2016 stabilisce che non compete alla Suprema Corte dare giudizi sulla validità o invalidità delle teorie scientifiche sulla Pas, ma capire e motivare le ragioni dell’ostinato rifiuto del padre da parte di una figlia e anche le presunzioni, qualora un genitore denunci comportamenti ostativi dell’altro genitore che provocano l’allontanamento morale e materiale della prole da sé.
Secondo la Corte tra i requisiti di idoneità genitoriale ha un’importanza fondamentale la capacità di garantire la continuità delle relazioni parentali con l’altro genitore, per tutelare in maniera effettiva e concreta il diritto del minore sia alla bigenitorialità sia ad una sana crescita equilibrata: è fondamentale per i figli poter intrattenere rapporti costanti e significativi con entrambi i genitori per un sereno e idoneo sviluppo della loro personalità .