Una recente sentenza della Cassazione chiarisce un aspetto legato a richieste particolarmente odiose davanti alla webcam.
Infatti chi chiede a una persona di spogliarsi davanti al computer, in una live chat, facendole intendere che ciò serva per un colloquio di lavoro o sottoponendola a un ricatto di altro genere, commette violenza sessuale.
Se la vittima si rifiuta e il delitto non viene consumato, si ha solo tentata violenza sessuale. Ciò che conta infatti, anche tramite internet, è la “connotazione esplicitamente sessuale delle richieste”. La domanda di assumere pose erotiche o di spogliarsi è una compressione della libertà di scelta della donna se messa in condizione di non poter rifiutare.
Dunque, per i giudici della suprema Corte, il comportamento tenuto nei confronti della donna, disoccupata e in cerca di un lavoro, è valutabile come tentativo di violenza sessuale.