Dal 1 ottobre 2017, la tassazione applicata alla vincita con il gratta e vinci è passata dal 6% al 12% ma soltanto sulla parte che supera i 500 euro.
Significa che se il giocatore centra una vincita di 2.000 euro, all’Erario andrà il 12% della differenza tra 500 e 2.000 euro (1.500 euro), quindi incasserà 180 euro, mentre il vincitore porterà a casa 1.820 euro.
Questo prelievo viene effettuato, oltre che sui gratta e vinci, anche sul Superenalotto, sul Win for Life e sulle videolotterie, mentre non è applicato su Lotteria Italia, poker e casinò online, scommesse, bingo e slot machine.
I modi per «taroccare» i biglietti del gratta e vinci sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi tempi, anche da parte di alcuni rivenditori senza molti scrupoli .
Se una persona si presenta da un rivenditore con un biglietto falso per incassare una vincita non rischia di finire in galera per truffa: la Cassazione ritiene di no . Esaminando il caso di una donna che ci aveva provato e che era stata condannata in primo grado e in appello, la Suprema Corte ha stabilito che il tentativo della finta giocatrice rispondeva, in realtà, ad un “reato impossibile”.
Per i giudici di merito, infatti, poiché esistono dei metodi per verificare la validità di un biglietto non era possibile che la donna riuscisse ad incassare una vincita con un tagliando falso.
Non occorre – scrive la Cassazione sulla sentenza – giudicare un criterio probabilistico di realizzazione dell’obiettivo criminoso bensì se sussiste la possibilità che da una specifica condotta derivi lo scopo perseguito . Insomma, per quanto ci provi, se gli strumenti di verifica funzionano a dovere un giocatore aspirante truffatore non riuscirà mai a commettere un reato. E se non commette un reato, non può essere punito.