
Il reato di diffamazione scatta nel caso in cui un soggetto in presenza di più persone, nel parlare di un altro soggetto, usi frasi ingiuriose tali da ledere la sua reputazione.
Oggi, con la diffusione dell’uso di internet, il reato può configurarsi anche in caso di una conversazione telematica, come quelle effettuate con chat su internet ( gruppo su Facebook o su Messenger) o tramite whats App.
La Cassazione ha chiarito le condizioni perché si possa parlare di diffamazione: vale a dire l’assenza del soggetto offeso e la presenza di due o più persone intesa anche in senso “virtuale” come nel caso di conversazioni telematiche o via whatsApp
Quindi il messaggio inviato tramite sms, chat o whatsapp da una persona ad un’altra soltanto non configura l’ingiuria, né la diffamazione .
Non scatta l’ingiuria neanche se il soggetto A, artefice della frase diffamatoria, la comunica soltanto a B e poi questi la riporta, così com’è, ad altre persone, rendendola nota: in questo caso, l’unico responsabile potrebbe essere il soggetto B .
Inoltre, secondo la giurisprudenza, perché si possa avere diffamazione è necessaria la consapevolezza, da parte del colpevole di scrivere qualcosa che leda l’altrui reputazione e di comunicare la frase denigratoria a più persone.
Si avrebbe diffamazione se chi scrive la frase offensiva , pur comunicandola a un’altra sola persona, la fa con modalità in base alle quali la notizia sarà da quest’ultima messa a conoscenza di altri soggetti: di questa volontà bisogna dare una prova concreta, senza presunzione o congetture. Se manca tale dimostrazione, l’sms denigratorio inviato a una sola persona non fa scattare il reato.
La prova più evidente della diffamazione è proprio la stessa conversazione che può essere salvata dall’utente all’interno del proprio cellulare. È altresì opportuno valersi della prova testimoniale di uno dei componenti la conversazione che possa dichiarare di aver letto e, quindi, partecipato alla conversazione.
La querela andrà depositata presso la stazione dei Carabinieri o direttamente in tribunale presso gli uffici addetti a ricevere querele e denunce: il PM avvierà le indagini.