
Secondo la nuova direttiva comunitaria europea, (Direttiva n. 2014/59/UE) dal 2016 il dissesto di una banca dovrà essere affrontato anche con il bail-in, che prevede il coinvolgimento di obbligazionisti e correntisti – per questi ultimi per la parte eccedente 100.000 euro- nel ripianare le perdite.
Gli obbligazionisti in gran parte, sono sempre gli stessi clienti dell’istituto di credito, spesso incoraggiati all’investimento dal funzionario di sportello, nell’acquisto di obbligazioni della propria banca.
In pratica, nell’ipotesi di fallimento della banca, gli azionisti ed i creditori tra cui ci sono ovviamente, anche i clienti che hanno depositato somme nei conti correnti o hanno acquistato obbligazioni, saranno indirettamente chiamati a coprire le perdite.
Quindi i risparmi non sono più al sicuro in banca con la fine del bail-out che prevedeva, nel caso di irrimediabili buchi delle banche, il coinvolgimento dei governi con denaro pubblico. Dopo questa pratica ritenuta impopolare e ingestibile, ora a pagare sarà in prima battuta chi ha creduto in quella banca e poi, eventualmente, i terzi.
La legge, però, ha il difetto di mettere sullo stesso piano gli azionisti, in sostanza proprietari di una piccola fetta della società che ne sopportano i rischi, e gli obbligazionisti/correntisti che sono semplici creditori.
Come difendersi allora? Per chi ha investito, o intende investire in istituti di credito, è meglio tenere alta la sorveglianza: la strategia consigliata resta sempre quella della diversificazione del rischio, provvedendo a frammentare i depositi in più istituti di credito in caso solo di grossi depositi monetari, superiori a 100mila euro.
Insomma neanche le banche sono più….sicure anche se i 120 gruppi bancari europei sottoposti alla vigilanza diretta hanno migliorato la patrimonializzazione con altri 100 miliardi.