La parola stalking deriva dalla lingua inglese e tradotto letteralmente sta per “cacciare”, “inseguire”, “perseguitare”: indica il comportamento di chi, attraverso la propria condotta, affligge un’altra persona, con atti persecutori capaci di generare stati di ansia e paura, tanto da compromettere il normale svolgimento della quotidianità della vittima.
Il codice penale definisce il reato di atti persecutori con una casistica particolarmente ampia, tanto da farvi rientrare una serie numerosa di casi.
In particolare, la legge punisce chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno tanto da: procurare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un congiunto, oppure costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
Il delitto di atti persecutori si può verificare non solo tra ex coniugi, bensì in ambito lavorativo e anche all’interno di un condominio: proprio negli ambienti “domestici” le ipotesi di comportamenti problematici e di disturbo risultano sempre più numerose.
Lo stalking condominiale trae origine da dissidi e contrasti che sfociano in conflitti fra condomini fino ad arrivare alla rilevanza penale quando vengono lesi o messi in pericolo beni giuridici tutelati dal codice penale