Secondo la Cassazione non commette reato il proprietario di casa che installa sul balcone una telecamera puntata sulla strada ma che in tal modo riprende anche i vicini di casa mentre rincasano o parcheggiano.
In questo caso bisogna bilanciare le libertà individuali con le esigenze di sicurezza sociale: la videosorveglianza sull’area aperta al pubblico, allora, può essere ritenuta legittima quando serve al titolare dell’immobile a tutelare un bene fondamentale come la salute, la vita propria o della sua famiglia, la proprietà privata: il trattamento dei dati personali può essere effettuato senza il consenso dell’interessato se è strettamente necessario alla realizzazione di un interesse costituzionale del responsabile del trattamento.
Ci sono ovviamente, delle regole da seguire: chi installa una telecamera che punta su un luogo pubblico deve affiggere il cartello con un avviso segnalando a tutti i passanti che quel luogo è soggetto a videosorveglianza in modo che, chi si avvicina all’area in questione deve essere già al corrente di entrare nel raggio di azione di una telecamera. Il cartello deve essere posto quindi a ridosso del luogo interessato, in modo da risultare chiaramente visibile. Se la telecamera è attiva anche di notte, il segnale deve essere illuminato
E’ anche vero che la telecamera deve rivolgersi solo allo spazio strettamente necessario alla tutela della proprietà e cioè deve indirizzarsi, solo dove è strettamente funzionale alle esigenze di sicurezza: quindi l’angolo di ripresa va limitato il più possibile, e si possono conservare le immagini per massimo 24 ore.
L’installazione dell’impianto non va comunicato al Garante della Privacy.
La segnalazione – secondo la Corte – deve essere effettuata tramite appositi cartelli, collocati a ridosso dell’area interessata e in modo tale che risultino chiaramente visibili.
Anche la Corte di Giustizia della Comunità Europea ha sposato lo stesso indirizzo: in base a una sentenza del 2013, infatti, il trattamento di dati personali altrui senza consenso dell’interessato deve ritenersi possibile quando risulta strettamente necessario a realizzare l’interesse del responsabile, ad esempio la difesa della proprietà privata, il che rende lecito ciò che in astratto è illegittimo.