
Nell’anagrafe dei conti correnti finiranno ora anche le carte ricaricabili con Iban, che vengono equiparate ai tradizionali conti correnti, dei quali subiranno le stesse sorti.
Si tratta di un provvedimento adottato dall’Agenzia delle Entrate: in particolare, gli istituti di credito, entro il 31 marzo 2016, dovranno comunicare al maxi cervellone dell’Agenzia delle Entrate, non solo gli estremi delle suddette carte, con il relativo deposito iniziale e finale, ma anche la giacenza media mantenuta nell’anno e il totale delle movimentazioni in entrata e uscita.
Termina, così, la possibilità di sfruttare le carte prepagate con Iban, per sfuggire ai controlli del fisco e far risultare la dichiarazione sostitutiva unica (DSU) più “leggera” ai fini del calcolo dell’Isee.
C’è un’altra implicazione che deriva dall’equiparazione delle carte prepagate con Iban ai conti correnti e riguarda i pignoramenti.
Infatti, la riforma del processo esecutivo consente al creditore di affacciarsi, per il tramite dell’ufficiale giudiziario, alle banche dati online in uso alla pubblica amministrazione (prima tra tutte l’anagrafe tributaria), al fine di trovare conti, stipendi, pensioni, depositi, titoli, immobili, automobili da pignorare.
Tra queste banche dati liberamente consultabili vi è anche l’Anagrafe dei conti correnti che ora conterrà anche i dati relativi alle carte prepagate con Iban: in tal modo i creditori potranno sottoporle a pignoramento presso terzi.